di Dario Canaccini
C’è lupo e lupo, quello peloso, un po’ furtivo che in pochi vedono, e poi c’è quello più famoso di carta, dalla dimensione variabile, a volte crudele e sanguinario e a volte bonaccione, col dono dell’ubiquità, che quando avrà più fame diventerà pericoloso per l’uomo, il lupo che (ahimè) appassiona di più, divide in partiti e sposta voti.
Quando facciamo le presentazioni sul lupo, nelle scuole, fra la gente, spieghiamo che il lupo è una specie chiave, una specie bandiera, una specie ombrello e tante altre belle cose, ma il lupo è sempre di più quella che io definirei una specie politica. Lasciate perdere la destra e la sinistra, la fine delle ideologie, non c’è nessun lupo col colbacco o col fez, ma la società in cui viviamo è sempre più polarizzata su molti temi, in realtà molto più ideologica di anni fa in termini marxiani (ideologia come vuota espressione dottrinaria), la politica è molto vissuta dalla popolazione che si divide in squadre per portare avanti il loro tifo, e poco importa se per portare avanti la propria fazione si usano notizie false, distorsioni della realtà, pessimo giornalismo, offese e in alcuni casi violenze.
Il lupo, come il migrante, subisce questa polarizzazione, questo schieramento, una sorta di razzismo da una parte (il lupo non ha dignità, l’hanno buttato, mica come quello piccolino dei nostri nonni) o di idolatria dalla parte opposta, che mette in difficoltà chi con competenza e dedizione lo studia o ne parla, e di volta in volta sarà additato come “animalaro” o come “antilupo”.
I giornali, stretti dalla concorrenza e dalle spinte di social, meme e quant’altro, spesso cavalcano l’animale politico e spesso ne sono cavalcati. Così che i mass media divorano e rivomitano le informazioni spettacolarizzanti, ma il problema non è solo mediatico, è dentro la gente ormai. Abbiamo il signore che dichiara di essere stato morso dai lupi per coprire il fatto di essere stato morso dal cane dell’amico, il signore morso dai lupi di cui uno somigliava un husky (permettetemi di metterci una faccina :D) con appena qualche graffietto sulle mani, che viene sbandierato dal Comitato Pastori d’Italia come fosse una medaglia, uomini mai esistiti morsi dai lupi ai benzinai, lupi che mordono pantaloni subito lavati dalla moglie (va bene essere aggrediti, ma almeno il decoro…), lupi che decapitano cani perché “troppo affamati”, che convivono con lupi glitterati e frasine dei nativi americani, peluche paciocconi che al contrario dei famigerati cani rinselvatichiti non toccherebbero mai una pecora, e via cantando. Il lupo come capro espiatorio (ironia della sorte, se solo lo sapesse…) e il lupo come feticcio.
Mentre noi ci scanniamo su questi non-argomenti, che non hanno nessun riscontro con la realtà e con l’animale, oppure siamo travolti fra le due fazioni, magari prendendoci offese da entrambe le parti, il lupo muore, il lupo si riproduce, il lupo non si fa vedere, il lupo mangia qualche pecora, si avvicina a tutti i paesi che sorgono dentro un bosco senza che noi ci spaventiamo (ma di solito ci spaventiamo per il cane del vicino che vediamo in piazza e somiglia così tanto al lupo), ma soprattutto il lupo ride.
Il lupo ride, anche quando muore, nonostante le menzogne e il bracconaggio, ride nonostante la cattiva politica ambientale e gestione schizofrenica della fauna, ride perché nonostante noi è riuscito a ricolonizzare tutta Italia e perché ai suoi occhi sembriamo tanto scemi.